Da Tone La Maji: una storia per riflettere
Carissimi amici della Goccia,
vi racconto una storia. Quella di Duke.
Ha 7 anni ed è arrivato da soli due mesi qui a Tone La Maji.
È l’ultimo arrivato. Piccolino, magrettino, con i capelli rasati a zero e due simpatiche orecchie a sventola.
Non sta alle regole, si azzuffa sempre con gli altri, non sta mai fermo, stuzzica continuamente e poi i più grandi
lo sgridano e qualche pedata ogni tanto se la prende. Gioca, fa capriole, piange molto facilmente, quando facciamo i giochi
fatica a capirne le regole, ogni tanto si isola... insomma un piccolo selvaggio.
È arrivato qui all’improvviso. Il padre ubriaco ha picchiato la madre mandandola in fin di vita. Ora il padre è
in carcere e la madre in ospedale che lotta tra la vita e la morte.
Chissà cosa turbina nella sua testa. Lo penso ogni volta che incrocio i suoi occhi vispi, ma non sereni. È affettuoso,
ti abbraccia con il suo corpicino esile, vuole fare la lotta, ridere e farsi coccolare.
Ieri sera mi ha lasciato senza parole. Lui non ha vinto nessuna gara alle Olimpiadi che abbiamo organizzato con i ragazzi.
È arrivato sempre ultimo. Ma i ragazzi del campo hanno preparato una medaglia e un regalo anche per lui: uno zainetto nuovo di
colore rosso, "per il più piccolo partecipante che ci ha provato senza mai arrendersi". Il suo sguardo
si è acceso di gioia e di contentezza: il suo sforzo, all’apparenza perdente, è stato riscattato dalla vittoria di chi sa
che deve percorrere la strada fino alla fine.
E poi lui cosa ha fatto? Con sguardo serio e composto come un campione, che sa di aver realizzato un’impresa ma che da domani
deve ripartire da questo traguardo, ha stretto la mano a tutti, a noi wazungo (musi bianchi) e a tutti i ragazzi del Centro. È
passato da uno all’altro per rendere grazie, fiero nella sua dignità di piccolo uomo.
Non vi nascondo che mi sono commosso. "Gli ultimi saranno i primi"... grazie Duke che me lo hai insegnato tu, bimbo di sette
anni con un’umiltà che fa presa sulla vita e una speranza che urla più forte di ogni ostacolo.
Il Verbo che si è fatto Carne è questa roba qui. Sono i nessuno della Storia, che quando li incontri ti evangelizzano e
ti convertono.
Grazie ancora a voi per l’opportunità di questa esperienza. Un abbraccione.
Sempre uniti
Roberto
Lettera inviataci da Roberto, responsabile del campo-goccia a Nairobi.
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